43 smaltimento delle acque nel mondo antico, Atti del Convegno (Aquileia, 6-8 aprile 2017), AAAD, LXXXVII, 2018, pp. 191-208. 7) Sono stati infatti individuati materiali associati alla fase di vita del condotto databili genericamente entro il III secolo d.C., ed è stata riconosciuta una defunzionalizzazione del vano inquadrabile intorno alla seconda metà - fine IV secolo d.C. Ancora, materiali databili all’inizio del IV secolo permettono di attribuire a questo momento importanti interventi di trasformazione planimetrica e funzionale dell’intero complesso termale. Si veda nota 6. 8) A. ARMIROTTI, G. AMABILI, G. BERTOCCO, M. CASTOLDI, L. RIZZO, Augusta Prætoria (Aosta). Le Terme del Foro, in Le Terme pubbliche nell’Italia romana (II secolo a.C. - fine IV secolo d.C.). Architettura, tecnologia e società, Atti del Seminario Internazionale di Studio (Roma, 4-5 ottobre 2018), c.s. 9) Per la descrizione generale della planimetria del complesso e la suddivisione in periodi, si veda nota 8. Nel presente contributo vengono utilizzati i riferimenti m (per muro), st (per struttura), già impiegati nell’articolo citato, e v per vani. 10) VITR., De Arch., V, X, 4. 11) A.B. BIERNACKI, E.JU. KLENINA, The labrum from the Large Legionary Bathhouse of Novae (Moesia Inferior), in “Archeologia Bulgarica”, XX, 2, 2016, pp. 45-56. 12) A. MORILLO, J. SALIDO DOMÍNGUEZ, Labrum romano procedente de las Termas del campamento de la Legio VII Gemina en Léon, in “Zephyrus”, LXV, 2010, pp. 167-178. In generale sui labra della penisola iberica, A. MORILLO, J. SALIDO DOMÍNGUEZ, Labra de época romana en Hispania, in “Archivo Español de Arqueología”, vol. 84, 2011, pp. 153-178. 13) In merito alla tipologia dei labra di forma emisferica e dal profilo unitario ad arco di cerchio si confronti A. AMBROGI, Labra di età romana in marmi bianchi e colorati, Roma 2005. 14) Dall’area dei vani freddi provengono 937 frammenti e da quelli dei vani caldi 791; se ne aggiungono 86 non associati a un ambiente specifico. 15) F. DELL’ACQUA, Le finestre invetriate nell’antichità romana, in M. BERETTA, G. DI PASQUALE (a cura di), Vitrum. Il vetro fra arte e scienza nel mondo romano, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Pitti, Museo degli Argenti, 27 marzo - 31 ottobre 2004), Firenze 2004, p. 110. 16) Tali procedimenti tecnici, che coesistono tra I e III secolo d.C., sono descritti in DELL’ACQUA 2004, p. 111. 17) I telai attestati sono nella maggior parte dei casi in legno, come ad esempio nelle terme suburbane di Ercolano, si veda M.P. GUIDOBALDI, D. CAMARDO, A. ESPOSITO, M. NOTOMISTA, La presenza di vetri alle finestre di edifici pubblici e privati nell’antica Ercolano, in L. MANDRUZZATO, T. MEDICI, M. UBOLDI (a cura di), Il vetro in Italia centrale dall’antichità al contemporaneo, Atti delle XVII Giornate Internazionali di Studio sul Vetro (Massa Martana e Perugia, 11-12 maggio 2013), AIHV, 2015, pp. 139-143. Tuttavia, dal momento che tali frammenti presentano in corrispondenza dello spessore un incavo molto regolare, si è ipotizzato che questo possa essere non una traccia di segagione, ma piuttosto un invito per l’alloggiamento di lastre vitree. 18) A. D’ANDRADE, Aosta - Scoperte di antichità romane avvenute durante la costruzione dell’edificio per le Scuole Normali, in NSc, Aprile. Regione XI (Transpadana), 1899, p. 119. 19) Per tutti i riferimenti di tale morfotipologia e le relative cronologie, D. KRENCKER, Vergleichende untersuchungen römischer Thermen, in Die trierer Kaiserthermen, Augsburg 1929, pp. 174-305; I. NIELSEN, Thermae et balnea, Aarhus 1990; A. BOUET, Les thermes privés et publics de la Gaule Narbonnaise, Roma 2004, pp. 161-163. 20) NIELSEN 1990, pp. 67-70. 21) Per tutti i principali confronti planimetrici relativi al modello row-type, NIELSEN 1990, pp. 68-69. In particolare in merito ai prototipi dell’area vesuviana F. YEGÜL, Bath and bathing in the classical antiquity, Cambridge (Massachusetts) 1992, pp. 57-66; L. JACOBELLI, Le terme suburbane di Pompei: architettura e distribuzione degli ambienti, in Roman Baths and Bathing. Part 2: Design and Context, Proceedings of the Conference (Bath, 30 March - 4 April 1992), JRA supp. 37, 1999, pp. 221-228, U. PAPPALARDO, The Suburban Baths of Herculaneum, in Roman Baths 1999, pp. 229-238. 22) Sulla diffusione dei modelli italici in Cisalpina e nelle province occidentali NIELSEN 1990, pp. 64-69 (in particolare p. 69 «The angular row type also seems to have been popular in Cisalpina», senza però confronti specifici) e I. NIELSEN, Early provincial baths and their relations to early Italic baths, in Roman Baths 1999, pp. 35-38. In merito all’impiego dei tubuli fittili da parete negli impianti di riscaldamento, ad esempio, A. BOUET, Les matériaux en terre cuite dans les thermes de la Gaule Narbonnaise, Bordeaux 1999, pp. 66-67. 23) Sui complessi termali realizzati da contingenti militari nelle province settentrionali e sulla loro suddivisione nelle categorie di military baths, castellum baths e legionary thermae, NIELSEN 1990, pp. 76-80. 24) Sui principali confronti indicati nel testo NIELSEN 1990, p. 78. 25) In merito alle problematiche legate a posizione e cronologia del sudatorium nelle military baths, NIELSEN 1990, pp. 78-79. 26) Sul complesso delle Grandi Terme, P. FRAMARIN, Contributo alla conoscenza delle Grandi Terme di Augusta Praetoria (Aosta), in BSBAC, 0/2002-2003, 2004, pp. 46-49; P. FRAMARIN, Un templum in effossa terra ad Augusta Prætoria, in H. DI GIUSEPPE, M. SERLORENZI (a cura di), I riti del costruire nelle acque violate, Atti del Convegno (Roma, 12-14 giugno 2008), Roma 2010, pp. 335-341; R. MOLLO, P. FRAMARIN, Pavimentazioni e rivestimenti architettonici nell’edilizia pubblica di Augusta Praetoria, in D. DAUDRY (dir.), Numéro spécial consacré aux Actes du XIe Colloque international sur les Alpes dans l’Antiquité La pierre en milieu alpin (Champsec - CH, 15-17 septembre 2006), BEPAA, XVIII, 2007, pp. 296-297. 27) In alcuni contesti delle province settentrionali lo stesso fenomeno è ascrivibile ad un allontanamento delle maestranze legate all’esperienza ingegneristica e architettonica militare: ciò avrebbe comportato l’impiego di materiale litico locale in sostituzione della fabbricazione di prodotti fittili, NIELSEN 1990, p. 75. In merito all’evoluzione della produzione di fittili e al fenomeno del reimpiego in Aosta, G. AMABILI, G. SARTORIO, Da Augusta Praetoria ad Aosta: aspetti della produzione e utilizzo del laterizio in una città alpina, in Demolire, Reciclare, Reinventare. La lunga vita e l’eredità del laterizio romano nella storia dell’architettura, Atti del III Convegno Internazionale “Laterizio” (Roma, 6-8 marzo 2019), c.s. 28) Per i materiali lapidei con sigle iscritte provenienti dal sito, A. ARMIROTTI, M. CASTOLDI, Sigle iscritte su elementi architettonici dalle “Terme del Foro” di Augusta Praetoria (Aosta, Italia): un catalogo preliminare, in SEBarc, XVI, 2018, pp. 221-241. 29) Per lo studio dei reperti del condotto del frigidarium Y1 si veda nota 6. 30) Si veda nota 29. 31) L’identificazione delle monete è stata a cura di Claudio Gallo, già dipendente della Soprintendenza regionale e studioso in numismatica. 32) Per la cronologia degli aghi in osso, J.-C. BÉAL, Catalogue des objets de tabletterie du Musée de la Civilisation gallo-romaine de Lyon, in Centre d’études romaines et gallo-romaines de l’Université Jean Moulin III, n.s., 1, Lyon 1983. 33) Un frammento di piatto tipo Hayes 61A databile tra la metà del IV e la prima metà del V secolo d.C. 34) Il piatto dalla profonda vasca Drag. 31 e la coppa Drag. 37. 35) Le coppe Lamb. 2 e il piatto a profonda vasca Lamb. 31 inquadrabili tra la fine del II e la prima metà del III secolo d.C.; la coppa Lamb. 8 molto frequente nella seconda metà del III secolo d.C. 36) L’olla, del tipo ovoide con orlo estroflesso a mandorla e attacco con la spalla marcato, il tegame a fondo piano e la ciotola-coperchio con orlo rientrante. 37) La coppa cilindrica Is. 85b, diffusa tra il II e il III secolo d.C., e il bicchiere Is. 96, inquadrabile tra il III e il IV secolo d.C. 38) La produzione fittile di Augusta Prætoria e del suo territorio è stata oggetto di un dottorato di ricerca svolto presso l’Università degli Studi di Torino, recentemente conclusosi, a cura di chi scrive, dal titolo I laterizi romani di Augusta Praetoria (Aosta) e del suo territorio. Le produzioni artigianali come contributo alla storia socio-economica della Cisalpina in età imperiale. Il tutor di riferimento è la professoressa Silvia Giorcelli; si ringrazia la professoressa Maria Clara Conti per il sostegno e i preziosi consigli. 39) Con la medesima funzione, in altre località, si documentano tegole smarginate affiancate tra loro, come nel Vano 2 delle Terme di Albintimilium, G. BARATTI, I. SAMMARTINO, C. BOZZI, P. DE VINGO, Albintimilium (IM). Una nuova ricostruzione dell’evoluzione del complesso delle “terme” di Ventimiglia alla luce della rilettura delle strutture in luce, in Le Terme pubbliche c.s. (si veda nota 8). Sono altresì conosciuti casi in cui sono impiegati, per tale scopo, laterizi di vario tipo allettati e/o coperti da livelli di cocciopesto o di malta. Ad esempio presso l’impianto rinvenuto a Novaria, attuale via Bescapè dove il piano inferiore dell’ipocausto è costituito da frammenti di tegole disposti di piatto e coperti da una stesura di malta, G. SPAGNOLO GARZOLI, Novara, via Bescapè - via Ferrari. Strutture a ipocausto e condotto fognario di età romana, in QSAP, 30, 2015, p. 353. 40) VITR., De Arch., V, 10, 1-2. Egli utilizza «hypocausis» per indicare il luogo dove si genera il calore e parla di «suspensurae» intendendo il sistema che sopraeleva il pavimento dell’ambiente da riscaldare; egli descrive come i sostegni, sostenuti alla base da «tegulae sesquipedales», dovessero essere costituiti da «laterculis basalibus» disposti a formare «pilae», per un’altezza di «pedes duo», sulle quali disporre infine «bipedales tegulae», costituenti, queste ultime, la base per i rivestimenti del piano di calpestio. 41) I frammenti laterizi analizzati durante la ricerca, si veda nota 38, sono circa 6.700. Di questi 769 sono coppi, 505 sono laterizi circolari, 551 sono laterizi quadrangolari, 1.095 sono tegole, 3.807 sono tubuli quadrangolari e 33 sono riferibili a laterizi non inquadrabili nelle tipologie precedenti (antefisse, laterizi per pilae, fistule adduttrici).
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