46 Il progetto denominato Siti d’alta quota nasce spontaneamente nel 2018 all’interno dell’omonimo gruppo di lavoro della Struttura patrimonio archeologico della Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Regione autonoma Valle d’Aosta, in seguito a incontri con i colleghi svizzeri del Vallese e con i rappresentanti dell’Associazione RAMHA. L’associazione, chiamata così dall’acronimo di Recherches Archéologiques du Mur (dit) d’Hannibal, trae il nome da un importante sito a monte di Liddes, in territorio svizzero, ubicato a 2.650 m s.l.m., caratterizzato dalla presenza di un potente muro difensivo, intorno al quale, a partire dal 2011, l’associazione ha svolto prospezioni e ricerche sul campo, cui sono seguiti analisi e studi specialistici, che hanno portato a comprendere meglio funzione e cronologia di questo particolare insediamento. Si tratta, infatti, di un sito di tipo militare, ubicato in posizione strategica, lungo una via di passaggio tra i territori peninsulari e quelli a nord delle Alpi, dotato di un sistema difensivo, databile alla seconda metà del I secolo a.C., momento in cui sui passi alpini l’avanzata dell’esercito romano necessitava di presidi difesi e controllati. Le caratteristiche simili di molti siti d’alta quota valdostani, a oggi ancora in gran parte sconosciuti, ha portato alla nascita di un gruppo di lavoro interno alla Soprintendenza regionale, con lo scopo primario di censire e mappare sul territorio quei contesti che, per quota, ubicazione e presenza di strutture murarie, possono rientrare in questa tipologia. Il censimento preliminare, che elabora su cartografia i dati raccolti tramite specifiche schede di survey predisposte all’uopo, ha una duplice importanza: da un lato costituisce la base di lavoro necessaria per la conoscenza, lo studio e l’eventuale valorizzazione di questi siti, dall’altro facilita il compito istituzionale della Soprintendenza di tutela e conservazione di luoghi di interesse storico-archeologico che, altrimenti, essendo alla mercé di tutti (onesti amanti della montagna ma anche improvvisati “cercatori d’oro”) rischiano di andare persi per sempre. La sottrazione o il semplice spostamento di reperti, di pietre o di qualsiasi altro elemento presente sul terreno può, infatti, compromettere definitivamente la ricerca e l’acquisizione di dati utili alla datazione e alla comprensione del sito. Anche eventuali pubblicazioni su riviste locali o divulgazioni di notizie relative a siti d’alta quota certi o presunti, basate solamente su supposizioni prive di fondamento scientifico che, invece, la Soprintendenza regionale sta cercando di ottenere nell’ambito di questo progetto, risultano fuorvianti e a volte dannose per la conservazione dei siti stessi. Rendendo noti, infatti, i dati relativi all’ubicazione di questi insediamenti si pregiudica la tutela di tutte quelle informazioni che solamente un corretto approccio metodologico permette di salvaguardare. A tale proposito, tra l’altro, è bene ricordare che esistono normative, a livello nazionale e regionale, che tutelano il patrimonio archeologico e alle quali bisogna scrupolosamente attenersi. L’art. 90 del D.Lgs. 42/2004 riporta che «Chi scopre fortuitamente cose immobili o mobili […] ne fa denuncia entro 24 ore al Soprintendente», mentre la L.R. 56/1983, all’art. 7, limita con restrizioni chiare l’uso del metal detector. L’attività del gruppo di lavoro si è concretizzata, inoltre, con diverse uscite sul territorio, alcune in compagnia dei colleghi svizzeri (a sancire una collaborazione mirata a creare una “rete” di insediamenti d’alta quota al di qua e al di là delle Alpi), finalizzate a prendere conoscenza dei luoghi e a procedere con un primo censimento. Sono, infatti, già stati schedati i siti di: Col Citrin (2.470 m s.l.m.) e di Punta Fetita (2.620 m s.l.m.) nel Comune di Avise, Mont de la Tsa (2.650 m s.l.m.) nel Comune di Gignod e di Plan de Barasson Ouest (2.650 m s.l.m.) nel Comune di Saint-Rhémy-en-Bosses. In quest’ultimo sito, al confine con la Svizzera, la prospezione congiunta con i colleghi dell’Associazione RAMHA ha permesso di apprendere un metodo d’indagine sul campo, da loro affinato in quasi 10 anni d’esperienza, e di adattarlo ai siti valdostani. Nel 2019 proseguiranno le prospezioni e le ricerche sul territorio regionale oltre che negli archivi, riprendendo, alla luce di questo nuovo approccio, lo studio del sito nei pressi del Mont Tantané (2.430 m s.l.m.) nel Comune di La Magdeleine, l’unico finora in parte indagato (si veda BSBAC, 1/2003-2004, 2005 p. 157). [Alessandra Armirotti] IL PROGETTO SITI D’ALTA QUOTA UN APPROCCIO PRELIMINARE COMUNE E BENE | siti strategici ubicati in alta quota TIPO D’INTERVENTO | prospezioni e censimento sul territorio regionale COORDINAMENTO ED ESECUZIONE | Dipartimento soprintendenza per i beni e le attività culturali: Alessandra Armirotti, Gabriele Sartorio - Ufficio archeologia, didattica e valorizzazione, Giorgio Avati, Laura Caserta, Dante Marquet, Luca Raiteri - Ufficio scavi e manutenzioni, Gianfranco Zidda - Ufficio beni archeologici restauro; Paola Allemani, Gwenaël Bertocco, Francesca Martinet - archeologhe collaboratrici esterne 1. Col Citrin e la valle omonima. Vista dalla Tête du bois de Quart a Saint-Rhémy-en-Bosses. (D. Marquet) COL CITRIN
RkJQdWJsaXNoZXIy NzY4MjI=