Bollettino della Soprintendenza

47 Il contesto territoriale Alessandra Armirotti La notizia del ritrovamento di una tomba di epoca romana esce per la prima volta sul Bollettino n. 5 della Société de la Flore Valdôtaine, pubblicata dal canonico Pierre-Louis Vescoz nel 1909, che partecipò alla scoperta e che ne fornì un’attenta descrizione, anche fotografica.1 Il reperto e il suo corredo furono rinvenuti a Pignet, nel Comune di Saint-Christophe, nel 1903 in occasione di lavori agricoli. Da allora l’urna funeraria con gli oggetti di corredo furono inizialmente custoditi nel Museo della Société de la Flore Valdôtaine per trovare poi spazio in una vetrina dedicata del MAR-Museo Archeologico Regionale (fig. 1). Pur apprezzando la puntuale descrizione del ritrovamento ad opera del canonico Vescoz, che documenta l’urna e i reperti con una fotografia d’insieme particolarmente suggestiva per l’epoca (fig. 2), si notano tuttavia alcune discrepanze tra quanto egli descrive e quanto appare nell’immagine, come si vedrà in seguito.2 Non direttamente appartenenti a questa tomba ma provenienti da contesti forse limitrofi, sono alcuni oggetti pervenuti al MAR insieme ai precedenti, ed esposti insieme all’urna funeraria: si tratta di un’altra patera e di una coppa in terra sigillata e di due lucerne.3 Il territorio di Saint-Christophe ha restituito, nel corso degli anni, numerosissime testimonianze di una capillare rete di insediamenti e attività di epoca romana (fig. 3), favorita dall’ottima esposizione climatica e dalla vicinanza con Aosta. Si tratta per lo più di strutture insediative rustiche, diverse attestazioni epigrafiche e/o funerarie4 e raccolte di superficie che contribuiscono a delineare precise dinamiche insediative di un territorio che, in epoca romana, poteva a buon diritto considerarsi parte integrante dell’ager augustanus.5 Sempre per rimanere in ambito funerario vanno segnalati altri ritrovamenti importanti, relativi sia a sepolture sparse sia a epigrafi tombali. Nel 1988, a seguito di lavori edili in località Pallein, vennero in luce due sepolture a cremazione in semplice fossa terragna sovrapposte, databili, sulla scorta del corredo, tra la fine del III e l’inizio del IV secolo.6 Ad ambito funerario vanno inoltre riferite le numerose iscrizioni attestate nel territorio di Saint-Christophe, di cui una ancora in situ: si tratta di un masso erratico a Veynes, nella località dal nome assai indicativo di La Péraz, che reca un epitaffio su tre linee di Maclonius, appartenente alla tribù Sergia, per la sua sposa, databile a epoca augustea.7 Ad un periodo più avanzato appartengono invece altre due iscrizioni funerarie, ritrovate, tra il XVII e il XVIII secolo, presso la chiesa parrocchiale di Saint-Christophe. La prima, oggi esposta al MAR, è l’iscrizione funeraria di Fortunata al suo amatissimo padre Lucius Bebatius Fortunatus, un cittadino di Aosta (appartenente alla tribù Sergia) che nella colonia era stato edile, ossia capo della polizia urbana.8 La seconda iscrizione, purtroppo perduta, riporta la dedica funeraria di un bambino, Caius Iulius Catianus.9 IL CORREDO TOMBALE DI SAINT-CHRISTOPHE UN APPROFONDIMENTO Alessandra Armirotti, Monica Guiddo* 1. Corredo della tomba di Saint-Christophe esposto al MAR-Museo Archeologico Regionale di Aosta. (P. Gabriele) 2. Corredo della tomba fotografato dal Vescoz al momento del ritrovamento. (Da VESCOZ 1909, p. 40)

RkJQdWJsaXNoZXIy NzY4MjI=