64 I monumenti di Aosta hanno tutti la loro piccola o grande storia da raccontare. La torre del Pailleron è legata alla vicenda di un restauro che possiamo definire esemplare per le sue caratteristiche di novità, di rigore filologico e per il fatto di essere stato documentato con disegni e fotografie in ogni sua fase. Si tratta, come vedremo, di un episodio paradigmatico, anche se poco conosciuto, di quel dibattito assai acceso che si apre nel corso dell’Ottocento sulle tematiche della tutela e del restauro. In quest’epoca, infatti, si manifesta una consapevolezza storica dell’architettura e dei suoi valori e nascono le prime teorie riguardanti il ripristino dei monumenti. Posizioni, spesso opposte fra loro, vengono espresse da intellettuali che danno vita a vere proprie scuole di pensiero che si confrontano sulla delicata materia della conservazione dell’antico. Le convinzioni puriste di John Ruskin (1819-1900) lo portano nella direzione della salvaguardia dell’esistente e nella volontà di mantenere quanto più possibile la memoria e l’anima del monumento, conservando la patina del tempo e accettandone persino la morte se necessario. Per Eugène Viollet-le-Duc (1814-1879), invece, il restauro non si esaurisce nella semplice conservazione, ma si spinge anche nei territori della modifica e della ricostruzione. A quello romantico di Ruskin si oppone, dunque, un restauro stilistico che si propone di ricostruire le parti andate distrutte e conferire una nuova fisionomia al monumento. Una terza via, italiana, è rappresentata da Camillo Boito (1836-1914) che propone un approccio filologico e rifiuta quello stilistico che porta inevitabilmente alla falsificazione rendendo indistinguibili le parti originarie da quelle rifatte. Durante il Congresso degli ingegneri e degli architetti svoltosi a Roma nel 1883, Boito si fa promotore di alcuni principi teorici e prescrizioni che costituiscono una vera e propria “carta” del restauro architettonico (detta Carta del Boito), che si pone a metà strada tra le posizioni inglesi e quelle francesi. In questa visione i monumenti devono essere «piuttosto consolidati che riparati, piuttosto riparati che restaurati», è necessario rispettare anche le parti di un edificio aggiunte nel corso della sua storia, e in caso di integrazioni queste si devono differenziare per materiali e carattere, ma senza alterare l’aspetto complessivo del monumento.1 Questo in estrema sintesi, ma le idee e i UNA DEMOLIZIONE SVENTATA E UN RESTAURO ESEMPLARE IL CASO DELLA TORRE DEL PAILLERON AD AOSTA Maria Cristina Fazari 1. La torre del Pailleron in una fotografia scattata attorno al 1880. (Archivi beni archeologici)
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