78 1) Voto conclusivo del III Congresso degli ingegneri e architetti italiani, Roma 1883. Camillo Boito indica nel 1893, su Questioni pratiche di belle arti le otto direttive per il restauro corretto: 1) differenza di stile tra il nuovo e il vecchio; 2) differenza dei materiali di fabbrica; 3) soppressione di sagome e di ornati; 4) mostra dei vecchi pezzi rimossi, accanto al monumento; 5) incisione di ciascun pezzo rinnovato della data del restauro o di un segno convenzionale; 6) epigrafe descrittiva incisa sul monumento; 7) descrizione e fotografie dei diversi periodi del lavoro, oppure descrizione pubblicata per le stampe; 8) notorietà. 2) Per l’Italia dobbiamo ricordare la figura di Alfonso Rubbiani (18481913), che opera nella scia di Viollet-le-Duc e si distingue soprattutto come restauratore di edifici medievali e rinascimentali, e quella di Luca Beltrami (1854-1933). Quest’ultimo, allievo di Boito, è uno dei pochi a occuparsi del contesto urbanistico del monumento e a considerare che eventuali integrazioni e aggiunte devono essere fatte solo in base a documentate fonti archivistiche e storiche. Altre personalità di rilievo sono quelle di Enrico Alvino, Emilio de Fabris (o de Fabbris), Carlo Maciachini e Niccolò Matas. 3) Archivio del Dipartimento soprintendenza per i beni e le attività culturali della Valle d’Aosta, piazza Roncas 12, Aosta, Cosiddetto Fondo d’Andrade, faldone 17, fascicolo 25/1, d’ora in poi SBAC - Cosiddetto Fondo D’Andrade. 4) Idem. 5) Su questi temi si veda F. BAUDIN, Le train et le jardin. Fragments de mémoire, catalogo della mostra (Aosta, Sala espositiva Hôtel des États, 30 novembre 2017 - 21 gennaio 2018), Saint-Christophe 2017. 6) «Progetto di Ristauri alla torre romana il Pailleron delle Mura di Aosta» datato 1° giugno 1888, SBAC - Cosiddetto Fondo d’Andrade, faldone 17, fasc. 25/2. 7) Promis sostiene che «la grossezza del muro, durando eguale nelle cortine come nelle torri, dimostra che queste dovevano star a paro con quelle, eccettuando per altro le torri fiancheggianti le porte». Per questo motivo lo studioso disegna unicamente la zona inferiore alla fascia del parapetto e nella sua ricostruzione fa ricorrere anche sul perimetro della torre il parapetto a merlatura che caratterizza le mura. Si veda Le antichità di Aosta: Augusta Praetoria Salassorum, misurate, disegnate, illustrate da Carlo Promis, Torino 1862, p. 134. 8) Per intervenire nei casi di dissesto dovuto a spinte non contrastate si possono inserire delle catene metalliche lungo la parete perpendicolare a quella interessata dal cedimento. La catena consiste in una barra metallica, posta in leggera trazione, che attraversa la struttura ed evita così fenomeni di spanciamento. Il suo ancoraggio alle pareti avviene tramite elementi costituiti da sbarre o piastre chiamati capichiave o bolzoni. 9) La realizzazione di sottomurazioni può essere una valida misura in caso di cedimenti fondali. Questa operazione prevede, infatti, il rinforzo delle fondazioni esistenti mediante un aumento della loro sezione o della loro profondità, realizzando ai lati o sotto la muratura una nuova struttura. La costruzione di speroni murari, invece, prevede la realizzazione di contrafforti addossati e immorsati alla parte di un edificio interessato da fenomeni di deformazione, apertura o distacco dal resto della fabbrica. 10) L’estratto del verbale della riunione in SBAC - Cosiddetto Fondo d’Andrade, faldone 17, fascicolo 25/2. 11) Alfredo d’Andrade (Lisbona, 1839 - Genova, 1915) è stato un pittore, architetto e archeologo portoghese naturalizzato italiano, che per la vastità dei suoi interessi e delle sue capacità fu a più riprese nominato responsabile di istituzioni statali italiane finalizzate alla tutela del patrimonio storico e artistico. Nel 1884 il Ministero dell’Istruzione Pubblica, Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, dovendo aggiornare gli elenchi degli edifici nazionali che dovevano essere conservati e restaurati, lo nominò delegato per gli studi e le proposte a farsi relativamente ai monumenti del Piemonte. Nel 1886 venne insediata la Delegazione per la conservazione dei monumenti del Piemonte [Valle d’Aosta] e della Liguria e D’Andrade ne fu nominato direttore. Pochi anni dopo, nel 1891, si istituirono gli undici Uffici regionali per la conservazione dei monumenti e il Ministero gli rinnovò l’incarico. Nel 1907, infine, fu costituita la Soprintendenza ai monumenti del Piemonte e D’Andrade mantenne la carica di soprintendente sino alla data della sua morte. Si veda R. NIVOLO, Biografia, in M.G. CERRI, D. BIANCOLINI FEA, L. PITTARELLO (a cura di), Alfredo d’Andrade: tutela e restauro, catalogo della mostra (Torino, 27 giugno - 27 settembre 1981), Firenze 1981, pp. 163-185. 12) SBAC - Cosiddetto Fondo d’Andrade, faldone 17, fascicolo 25/2. Giuseppe Fiorelli (1823-1896), professore di archeologia all’Università di Napoli, direttore degli scavi di Pompei e del Museo archeologico di Napoli, nel 1865 viene nominato senatore del Regno e nel 1882 primo direttore generale delle Antichità e Belle Arti. Nel 1876 fonda le “Notizie degli Scavi di Antichità”, pubblicate a cura dell’Accademia Nazionale dei Lincei di cui è membro. 13) La Commissione consultiva conservatrice dei monumenti d’arte e di antichità per la Provincia di Torino, insediata nel 1878, in questo momento è presieduta dal prefetto Ottavio Lovera Di Maria ed è composta dai seguenti personaggi: commendatore Vittorio Avondo, ingegnere Riccardo Brayda, ingegnere Crescentino Caselli e commendatore Pietro Fayra. 14) SBAC - Cosiddetto Fondo d’Andrade, faldone 18, fascicolo 30. 15) L’avvocato Pietro Frassy, deceduto nel 1906, è l’ispettore reale dei monumenti antichi del circondario di Aosta, mentre l’architetto Mario Ceradini (1864-1940) è un accademico torinese che svolge la sua attività anche in Valle d’Aosta. 16) L’ingegnere Ottavio Germano (1857-1913) inizia la sua collaborazione con D’Andrade nel 1884, durante i lavori di allestimento del Borgo Medievale di Torino. Nel 1891 è nominato in ruolo (col grado di architetto-ingegnere) nell’Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti del Piemonte e della Liguria, dove svolge svariati incarichi. Trasferitosi a Bologna nel 1899, conclude la sua carriera come sovrintendente. 17) A. D’ANDRADE, Relazione dell’Ufficio Regionale per la conservazione dei monumenti del Piemonte e della Liguria, Parte I, 1883-1891, Torino 1899, p. 56. 18) D’Andrade voleva accertare la presenza di un fosso esterno alle mura di cinta, che supponeva fosse quello scavato innanzi al vallum dell’accampamento militare che aveva preceduto la fondazione di Augusta Prætoria. 19) SBAC - Cosiddetto Fondo D’Andrade, faldone 18, fascicolo 30. Fotografie e disegni mancanti. 20) Un altro motivo che viene ipotizzato è che «Forse l’osservazione nacque dall’esame accurato che egli fece della minore misura dei pezzi di travertino impiegati nelle torri, al di sopra del cammino di ronda; ma questo fatto, piuttosto che giustificare l’attribuzione di questa parte dell’edificio al medio evo, non prova altro se non che la cava donde provenivano i travertini per il rivestimento della cinta era prossima ad essere esaurita all’epoca in cui si compirono le torri». D’ANDRADE 1899, p. 59. 21) M.G. CERRI, Alfredo d’Andrade: dottrina e prassi nella disciplina del restauro, in CERRI, BIANCOLINI FEA, PITTARELLO 1981, p. 12. 22) C. BOITO, Questioni pratiche di Belle Arti, Milano 1893, p. 590. 23) L’argomento della documentazione grafica e fotografica del restauro della torre è sviluppato in maniera eccellente da D. PROLA, Torre del Pailleron in Aosta, in CERRI, BIANCOLINI FEA, PITTARELLO 1981, pp. 391-399. 24) «Dovranno eseguirsi, innanzi di por mano ad opere anche piccole di riparazione o di restauro, le fotografie del monumento, poi di mano in mano le fotografie dei principali stati del lavoro, e finalmente le fotografie del lavoro compiuto. Questa serie di fotografie sarà trasmessa al Ministero dell’Istruzione Pubblica insieme con i disegni delle piante degli alzati e dei dettagli e, occorrendo, cogli acquarelli colorati, ove figurino con evidente chiarezza tutte le opere conservate, consolidate, rifatte, rinnovate, modificate, rimosse o distrutte. Un resoconto preciso e metodico delle ragioni e del procedimento delle opere e delle variazioni di ogni specie accompagnerà i disegni e le fotografie. Una copia di tutti i documenti ora indicati dovrà rimanere depositata presso le fabbriche delle chiese restaurate, o presso l’ufficio incaricato della custodia del monumento restaurato». Voto 1883, articolo 6. 25) SBAC - Cosiddetto Fondo D’Andrade, faldone 19, fascicolo 33. 26) Curiosamente il restauro della torre del Pailleron è stato in seguito erroneamente datato: Piero Barocelli lo colloca al 1899, mentre altri, fra cui André Zanotto, al 1894. 27) La realizzazione del giardino è lenta e travagliata e per molto tempo il luogo sarà solamente un prato male in arnese cinto da un filo spinato. Si veda G. BONIS CUAZ, Il Comune di Aosta dall’Unità alla fine del XIX secolo, in T. OMEZZOLI (a cura di), Il Comune di Aosta. Figure, istituzioni, eventi in sei secoli di storia, Aosta 2004, pp. 341-342. 28) SBAC - Cosiddetto Fondo D’Andrade, faldone 19, fascicolo 35. 29) Idem. 30) SBAC - Cosiddetto Fondo D’Andrade, faldone 20, fascicolo 45. 31) La proposta di trasformare la torre del Pailleron in un museo d’antichità era già stata avanzata nel 1886 dall’avvocato Venance Defey che la inserì nel progetto per il nuovo giardino pubblico. Si veda BAUDIN 2017, p. 9. 32) Lettera di D’Andrade al Ministero dell’Istruzione Pubblica del 15 settembre 1895, SBAC - Cosiddetto Fondo D’Andrade, faldone 20, fascicolo 43. 33) SBAC - Cosiddetto Fondo D’Andrade, faldone 22, fascicolo 56.
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