Bollettino della Soprintendenza

80 l’uso incidendo anche sulle dinamiche di popolamento che, a loro volta, dovevano interfacciarsi con lo “sfruttamento verticale della montagna” - funzionale alla pastorizia e al taglio del legname - oltre a prevedere possibili aree collettive per la gestione delle colture necessarie per la sopravvivenza.5 L’analisi topografica impostata ad Orgères6 ha consentito di visualizzare le caratteristiche territoriali in rapporto alle attività insediative. Partendo dalle immagini LIDAR e dal volo MIVIS, acquisito dalla Regione autonoma Valle d’Aosta nell’estate del 1999, sono state analizzate diverse varianti algoritmiche: esposizione al sole, curve di livello, pericolo di slavine e/o valanghe, vicinanza ai corsi d’acqua, presenza di prativi o aree boschive in rapporto con l’altitudine e, infine, il calcolo relativo alla migliore percorribilità delle strade utilizzate per valicare le Alpi. Il sito di Orgères, in questo panorama, risulta ubicato in una zona abbastanza favorevole per l’insediamento umano. Nell’estate del 2018 sono state effettuate delle ricognizioni di superficie, basate sui primi dati topografici, che hanno restituito molte tracce relative alla fase sei-settecentesca assai utili per meglio definire il sistema difensivo realizzato dai Savoia ai fini di contrastare i tentativi di invasione da parte dei francesi; invece, non è stato possibile ottenere informazioni su eventuali insediamenti o luoghi di sosta di età precedente, a causa del territorio montano che, certamente, non agevola le survey (scarsi interventi antropici, terreno estremamente compatto). Le ricognizioni hanno interessato anche le rive della Dora di Verney, attigua all’insediamento, dove sono state documentate alcune buche circolari formatesi naturalmente nella roccia con lo scorrere dell’acqua: oltre a queste sono state documentate due buche probabilmente artificiali che potrebbero essere collegabili a strutture lignee ubicate lungo il fiume… ma questo dato dovrà essere valutato con le prossime indagini! Uno studio fondamentale è quello archeozoologico7 che sta restituendo, per il basso Medioevo, uno spaccato economico ed alimentare confermato dalle fonti scritte relative al commercio di prodotti caseari8 e dalla presenza, in scavo, di un ricovero per animali. Inoltre, fornisce utili informazioni sull’organizzazione dell’insediamento considerando che, proprio grazie a questo tipo di analisi, si può affermare che Orgères fosse un sito stanziale e non stagionale.9 L’indagine di un ambiente altomedievale (saggio C) è stato sospeso per motivi metodologici: infatti, avendo esteso lo scavo verso nord, riteniamo utile, per non avere incongruenze stratigrafiche, procedere in maniera uniforme con gli strati degli ambienti limitrofi che verranno flottati per poter recuperare eventuali dati relativi al consumo di pesce, assai verosimile vista la vicinanza della Dora di Verney. Sono in corso le analisi di archeobotanica per incrementare l’archivio biologico e poter iniziare a tracciare un quadro inerente allo sfruttamento vegetazionale: questo dato potrebbe essere messo in relazione con alcuni ambienti di dimensioni ridotte, forse interpretabili come granai.10 Infine, un’ipotesi plausibile e che trova alcuni paralleli, riguarda il fatto che i tetti di alcune strutture potessero essere realizzati con materiale deperibile (fascine o scandole) considerando l’assenza di tracce riconducibili ad altri tipi di coperture. I dati archeozoologici: economia e alimentazione Chiara Mascarello* La grande quantità di resti ossei animali rinvenuti presso il sito di Orgères (fig. 1) ha permesso di impostare un primo studio archeozoologico,11 che sta proseguendo con l’analisi del materiale acquisito durante la campagna di scavo del 2018, per rispondere ad alcuni dei molteplici interrogativi che gravitano attorno a questo insediamento montano. Le analisi sono state mirate a risolvere tre incognite: se Orgères fosse abitato durante tutto l’arco dell’anno o se fosse utilizzato stagionalmente come alpeggio; quali fossero le attività economiche e quali le abitudini alimentari adottate dai suoi abitanti. Lo studio osteologico ha seguito le linee guida della metodologia archeozoologica12 fatto salvo per le analisi osteometriche, non ancora eseguite. Il campione totale è di 3.111 frammenti e, tra gli ossi identificati tassonomicamente, sono stati riconosciuti ovocaprini che rappresentano il 58%, bovini che ne costituiscono il 25% e suini a cui appartiene il 7%; a questi si affiancano equini, roditori, avifauna e lepori (fig. 2). A causa della frammentarietà del campione la distinzione tra specie domestiche e selvatiche della stessa famiglia animale così come il riconoscimento del sesso sono risultati spesso impossibili. L’analisi tafonomica, cioè dei segni che intaccano la superficie ossea, ha evidenziato indizi legati alla macellazione (fig. 3, nn. 7-8) e alla scuoiatura, alla cottura e alla combustione (fig. 3, nn. 1-2), alla lavorazione (fig. 3, n. 3), alla malattia, tra cui una falange affetta da probabile osteomielite (fig. 3, n. 4), al rosicchiamento e masticazione da parte di altri animali (fig. 3, n. 5), indicatore indiretto di presenze faunistiche nell’insediamento, ad esempio canidi, e solchi lasciati dalle radici arboree (fig. 3, n. 6). Lo studio delle età di morte ha appurato che il sito di Orgères fosse abitato durante tutto l’arco dell’anno, almeno nella fase bassomedievale, in base alla presenza di ossi di suini e individui neonati, dati che lo storico svizzero Werner Meyer ha definito fondamentali per identificare un insediamento montano stanziale da uno ad utilizzo stagionale.13 Supporta questa tesi il ritrovamento di un acciottolato pavimentale molto curato all’interno di un ambiente identificato come stalla, pensato certamente per uno sfruttamento sul lungo periodo.14 1. Tre vertebre cervicali bovine in connessione anatomica, dal saggio C. (C. Mascarello)

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