86 al versante a nord, si nota una prima struttura in muratura a secco completamente riempita di sassi messi alla rinfusa, mentre sul versante a sud-ovest corre un sentiero con muri a secco di sostegno e di controripa, con quella che doveva essere una pavimentazione in accoltellato di pietra ed un canaletto irriguo. A monte del sentiero sono presenti quelli che paiono due ruderi di antichi edifici che il sentiero contorna compiendo un tornante per ritornare nell’impluvio principale. Dal tornante si dirama un sentiero secondario che risale tutta la vallecola e prosegue scollinando nell’impluvio della Dora di Valgrisenche verso il Torrente Arcaou. A monte del tornante è presente un canale irriguo ai piedi di un lungo muretto a secco che segue la curva di livello. Questo attraversa in orizzontale la vallecola e sfruttando un gradino naturale nel versante nord-est andava a servire la zona prativa a valle, non prima di aver attraversato una struttura in pietra a secco che parrebbe forse una parte di una cinta. Più in basso del sentiero e del canale che attraversano la vallecola sono presenti quelli che paiono altri ruderi di due o tre antichi edifici. A monte del canale e del muretto sul lato sud inizia una lunga scarpata naturale, apparentemente già esterna all’abitato, divisa da uno sperone roccioso che scende fino al fondo del versante. La parte alta di quest’ultima vede un versante roccioso verticale verso nord, un sentiero che costeggia i piedi del versante, uno stretto fondovalle con quelli che paiono ruderi di tre o quattro antichi edifici tra il sentiero e la scarpata sud della vallecola stessa. In un secondo sopralluogo ho iniziato a cercare dei capisaldi per il rilievo celerimetrico e quelli per la poligonale di rilievo. La relativamente fitta vegetazione non permetteva un rilievo satellitare, per cui ho fissato due punti rilevati con il GPS nella radura ai piedi della zona, punti con cui ho calcolato la quota precisa sul livello del mare e l’inquadramento nella rete ETRF2000 ed ED50 dei punti di partenza. Per il rilievo celerimetrico di dettaglio ho stabilito una rete di cinque stazioni lungo la vallecola da cui riuscivo a vedere tutta la zona da rilevare. Il sottobosco era relativamente rado, e permetteva solo distanze di misura entro i 20 m. Utilizzando una stazione totale motorizzata, nel volgere di più giorni, ho battuto quasi 600 punti di dettaglio tra cui quattro plot (punto di confine scolpito su roccia) già presenti sulle mappe catastali d’impianto ed un punto sull’edificio indicatomi dai rilevatori archeologici che sarebbe stato usato come caposaldo dei loro rilievi.1 Rientrato in ufficio, ho dapprima calcolato le coordinate del punto generatore del rilievo con il software e i grigliati dell’IGM ed in seguito ho calcolato le coordinate dei punti, realizzando un piano quotato tridimensionale. Sul disegno ho quindi aggiunto le linee che definivano i muri, i canali, la viabilità, le campiture delle strutture che nel sopralluogo avevamo individuato come possibili ruderi di edifici. Ho quindi realizzato una planimetria generale del contesto morfologico (fig. 6), una con piano quotato, una sovrapposta alla mappa catastale (fig. 7), un modellino 3D (figg. 8a-b), alcune viste assonometriche e la sovrapposizione sulle ortofoto e sulla cartografia regionale per il suo inquadramento territoriale. Dalla sovrapposizione con la mappa è stato interessante trovare un riscontro tra quanto rilevato e la viabilità o i canali, nonché rispetto alla toponomastica laddove veniva nominata la strada vicinale come «strada vic.le tra Bage e Verney» (normalmente si indicavano i nomi degli abitati collegati). Sulla mappa però non trovano posto i ruderi, a dimostrazione che nella campagna di rilievo delle mappe catastali (circa 1895) la situazione era già molto compromessa e difficilmente leggibile. 4. Uno dei terrazzamenti a sostegno di edifici, strade e canali che caratterizzano l’abitato. (G. Sartorio) 5. Spalla di monte del ponte-canale. (E. Bovet)
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