Bollettino della Soprintendenza

90 Analisi del contesto archeologico Gabriele Sartorio, Mauro Cortelazzo* Contestualmente all’esecuzione del rilievo si è avviata una fase di approfondimento archeologico sul sito, che, non prevedendo alcuno scavo, si è concentrata sull’analisi del contesto, verificandone le dinamiche insediative e di sfruttamento territoriale, e portando altresì a ipotizzare una cronologia di massima per la vita dell’abitato. Il villaggio, oggi completamente immerso nella vegetazione e ricoperto oltre che da crolli anche dal collasso delle stesse murature, si trova incuneato tra due brevi pareti rocciose che definiscono un’area di forma triangolare in leggera salita verso nord-ovest. Si sono individuati almeno sette edifici distribuiti lungo dei camminamenti i cui margini sono determinati da muretti di terrazzamento che in qualche caso arrivano a 2 m di altezza. Il villaggio, come precedentemente accennato, non risulta cartografato né in carte moderne né nel catasto d’impianto, anche se molti dei confini individuati tra le varie particelle corrispondono esattamente alle delimitazioni dei volumi costruiti o al tracciato di percorsi e canalizzazioni. Gli edifici presentano spesso una buona conservazione delle strutture murarie relative alla parte del basamento, elemento che permette di supporre che l’elevato fosse realizzato con materiale ligneo poi recuperato o andato completamente perduto. Una prova in tal senso è costituita dal fatto che all’interno dei perimetrali murari non si riscontra la presenza di consistenti nuclei di crollo, ad eccezione dei due edifici posti più a sud-est (edifici 1 e 2, figg. 9-11), nei quali tutto l’interno è completamente riempito dal pietrame della demolizione. In uno di questi due edifici, tuttavia, quello a quota inferiore e più prossimo all’area intaccata per la posa della condotta (edificio 2), era presente un cospicuo riempimento costituito da materiale lapideo di piccole dimensioni (fig. 11): è probabile che tale accumulo possa derivare anche da un’opera di raccolta del pietrame dai campi circostanti, con l’utilizzo del vano come discarica una volta abbandonato. La funzione dell’edificio, in pianta di forma irregolare, non è purtroppo chiara, anche se è possibile determinare che dovesse avere un’apertura verso est e sfruttare a nord, come parete di fondo, il banco roccioso esistente. La tessitura muraria si differenzia da quella presente nelle pareti dell’altro edificio meglio conservato (edificio 1), posto circa 20 m verso sud, sia perché i filari sono molto meno regolari e orizzontali, sia per l’impiego di pietrame molto più eterogeneo per dimensioni. È stato altresì osservato che tale tessitura sembrerebbe, per quanto possibile riscontrare tra i giunti visibili, realizzata a secco, differenziandosi anche in questo dall’edificio 1, dove all’interno della tessitura compare, pur se molto povera ed estremamente esigua, qualche traccia di malta impiegata come legante. In alcuni tratti della parete ovest, quella meglio conservata, sembrerebbero essere presenti inoltre delle riprese costruttive, o quanto meno delle parziali ricostruzioni di parti forse franate o che hanno ceduto proprio perché realizzate a secco. L’edificio meglio conservato e da cui ha preso avvio l’approfondimento d’indagine nell’area circostante, chiamato edificio 1, è caratterizzato da una particolare tessitura muraria all’interno della quale spicca un esteso tratto a spinapesce (fig. 10). La parete est, quella con la spinapesce, ha una larghezza di 9,30 m, mentre i due lati brevi misurano rispettivamente 6,70 a sud e 5,20 m a nord (fig. 12). L’edificio è conservato per un’altezza superiore a 5,50 m e si addossa a sud a una parte di roccia oggi poco visibile. L’interno è completamente ricolmo di pietrame di crollo e a differenza degli altri edifici del villaggio sembra essere l’unico ad avere con certezza l’intero sviluppo in altezza completamente in pietrame. Dalle evidenze rimaste appare, infatti, che dovesse esistere un secondo piano con un livello pavimentale le cui tracce si trovano poco al di sotto della massima altezza conservata. In base ai dati disponibili non è facile al momento stabilire quale fosse la funzione dell’edificio, anche se la presenza di alcune nicchie al suo interno fa propendere per un uso abitativo.2 Anche la cura posta nella realizzazione degli angolari, dove sono inseriti blocchi di dimensioni che raggiungono il metro, dimostra un livello esecutivo piuttosto elevato, che supporta l’ipotesi di una funzione abitativa. La presenza della muratura a spinapesce non sembra avere una particolare funzione e può forse essere interpretata quale espressione distintiva di mastri muratori, così come osservato in altri casi della Bassa Valle e del Canavese.3 L’edificio esprime in ogni caso un livello costruttivo di un certo impegno e una qualità esecutiva che non si riscontra nella restante parte del villaggio. L’abitato incuneato, come detto, tra due rilevati rocciosi, si sviluppa lungo l’asse di un percorso che assume valenza di viabilità principale, risalente il pendio all’interno di un settore di forma triangolare. Alla sommità, oltre l’ultimo edificio, proprio nel punto dove la vallecola tende a restringersi e quasi a chiudersi, il camminamento passa attraverso due muretti a secco: si tratta di due pile in muratura sopra cui scorreva un canale d’irrigazione, con presa sul poco distante Torrente Arcaou, che attraversava lo stretto passaggio tramite una sovrastruttura lignea. Oltre lo sbocco di questa strettoia naturale i sopralluoghi hanno evidenziato l’esistenza di un settore pianeggiante, rilevato rispetto all’abitato, servito da una rete di irreggimentazione delle acque facente perno sulla canalizzazione ora descritta. Gli alberi presenti in quest’area, di quasi 10.000 mq di estensione, sono tutti giovani ed appartenenti a latifoglie di prima colonizzazione, a dimostrazione di come quest’ampio settore sia stato sottoposto a coltura fino ad epoche relativamente recenti, anche a giudicare dai diametri dei fusti che raramente oltrepassano i 30 cm. In molti tratti, inoltre, appaiono perfettamente leggibili le varie canalizzazioni che consentivano l’irrigazione e formano una rete piuttosto fitta che raggiunge e supera la zona dell’abitato. Un secondo canale, anch’esso correlato a una struttura lapidea, forse una camera di derivazione o di raccolta posata sopra lo sperone roccioso, è stato individuato all’interno dell’abitato, circa a mezza costa, e segue

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