Archeologia in Valle d'Aosta dal Neolitico alla caduta dell'Impero romano 3500 A.C. - V sec. d. C
quenze sedimentarie che si sviluppano, dal bas so verso l'alto, in letti ciottoloso-sabbiosi mas sicciamente stratificati, cui si alternano spora diche fasi di «debris-flow» (colate di detrito) e che passano in superficie dapprima a più sottili ed intermittenti sequenze di piccoli canali sab biosi a stratificazione discontinua inclinata (di rezioni prevalenti di deposizione: SSE), ed infi ne ad una copertura di ghiaino e granuletti, a contorno subspigoloso, ammantata a sua volta da un cappello di alterazione limoso-sabbioso di colore bruno-rossastro. Questo livello di al terazione appare più chiaramente conservato nei profili profondi osservati alla periferia di Aosta, mentre si presenta dilavato e a tratti ri maneggiato nel sottosuolo della città: in ogni caso sembra sigillare l'ultimo periodo di attivi tà formativa del conoide (che verosimilmente dovette quasi incessantemente accumulare i suoi prodotti a partire dalla fine della Glacia zione Wurmiana) . Gli inizi della sua pedogenesi sembrerebbero datare perlomeno verso la fine della Fase Atlantica del Postglaciale (in base al le datazioni assolute dei livelli basali della sta zione preistorica di St-Martin-de-Corléans). L'origine soprattutto per disgregazione fisica della roccia ed il trasporto a valle di questo de trito minuto, che segna l'inizio di un periodo di degradazione del conoide, ad opera delle cor renti ormai calme del Buthier, sembra coincide re con lo smantellamento definitivo dei depositi morenici e fluvioglaciali che occupavano il trat to terminale della forra torrentizia stessa. Nel medesimo tempo sembrerebbe essersi conclusa una vasta serie di fenomeni di erosione e denu damento dei versanti prospicienti la città: alcu ni profili, seguiti a quote via via più elevate sino all'altezza dell'abitato di Arpuilles, hanno rive lato analoghi processi di dislocazione di deposi ti granulari, intens a mente alterati, a ricoprire sottili manti residui del morenico di copertura, quando non risultano posti ; quasi direttamente J 12 al contatto del substrato cristallino precedente mente esposto. Le successive e più recenti coltri sedimentarie appaiono esprimere sempre più differenziazio ni locali di facies legate a loro volta ad un mu tato equilibrio antropico-ambientale. Più evi dente si fa infatti a partire dall'Età del Bronzo, che coincide con la fase climatica Subore�le, l'intervento umano in special modo sulle prime propaggini collinari e sui soprastanti pianori di media quota. Quindi la morfologia del fondo valle sembra evolvere ormai indipendentemente da un assetto idrico del tutto. stabilizzato . L'areale della città, corrispondente come si è visto ad una situazione di alto topografico, non appare coinvolto nella estesa messa in posto di coltri di ruscellamento e reptazione, miste a de boli debris�flow, che appaiono rivestire buona parte della fascia pedemontana. Parte di queste colate detritico-fangose appaiono poi conclu dersi all'imbocco delle depressioni relitte già descritte per il settore occidentale della conca: si tratta di processi senz'altro incentivati dai dissodamenti e dalle messe a coltura dei terrazzi agrari situati sulle pendici subito prospicienti la città. Un fenomeno marcatamente nuovo, e di no tevole significato ai fini delle più prossime ri cerche, sembra caratterizzare il panorama sedi mentario al passaggio fra l'orizzonte culturale dell'Età del Bronzo e quello successivo dell'Età del Ferro, che segnerebbe pure, secondo dati di ordine più generale, l'instaurarsi della fase cli matica Subatlantica. Appaiono le prime tracce di sottili ed ampie espansioni sabbioso-fini, parzialmente limose, di colore grigio-azzurro gnolo, quasi dovunque ricche di screziature or ganiche brunastre, riconducibili con ogni pro babilità ai prodotti di esondanzione di piccoli canali, alimentati artificialmente a mezzo di una derivazione entromontana del Buthier, che convogliano flussi idrici irregimentati ad
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