Archeologia in Valle d'Aosta dal Neolitico alla caduta dell'Impero romano 3500 A.C. - V sec. d. C

allagare-irrigare tutta l'area occidentale posta alla periferia della città (e parte della stessa), passando a monte dell'attuale tracciato urba­ no, forse in coincidenza della traccia di un anti­ co ramo laterale. Questi materiali minuti, di re­ gola molto assortiti, conservano caratteristiche deposizionali del tutto omogenee: mancanza di stratificazioni o laminazioni, decrescite granu­ lometriche generali da monte a valle, ripetizioni ritmiche dei depositi sottolineate da allinea­ menti-dispersioni di acciottolati artificiali, con­ tinuità di presenze di tracce radicolari e di mi­ nuto residuo antropico all'interno dei singoli episodi, ecc. In effetti tutti questi elementi sembrano ri­ flettere i risultati di una sorta di controllo arti­ ficiale delle deposizioni sabbioso-limose cui si alternano e si sovrappongono interventi-emen­ damenti agrario-bonificatori . Quindi, in via preliminare, si tende ad interpretare questa suc­ cessione di deposizioni limose come il prodotto di attività irrigatorie e bonificatorie, operate a favore dei sottostanti materiali del conoide che presentano caratteristiche di relativa aridità fisico-biologica (tessiture grossolane, falda profonda, mancanza di spessore pedologico se­ de di attività microbiologiche, ecc .) ai fini delle normali pratiche agrarie . Agli scorci del Periodo Romano troviamo ancora le medesime coltri di espansione limo­ sabbiose anche nei pressi del centro cittadino (a tratti rappresentate solo da veli, in zone più de­ presse raggiungenti più discreti spessori), e qui (!)La ricerca si è svolta con campagne prevalentemente esti­ ve ed in stretta collaborazione con i responsabili dell'Ufficio Archeologia della Soprintendenza per i Beni Culturali e Am­ bientali della Regione Valle d'Aosta. Va rilevato che il pro­ gramma è ancora ad una fase iniziale e che necessita di una più appaiono incise ed in parte ricoperte dalle strut­ ture pubbliche di Augusta Pretoria. I vari interventi archeologici eseguiti a più ri­ prese in questi ultimi anni hanno permesso di accertare che all'interno della cinta muraria di età augustea i depositi successivi alle prime stratificazioni romane si debbono ascrivere so­ prattutto a rimaneggiamenti e spianate-accu­ muli di materiali preesistenti o tutt'alpiù di ap­ porto alloctono, piuttosto che derivare da pro­ cessi naturali di deposizione (2). Di converso sono stati analizzati alcuni saggi effettuati a N della cinta difensiva (area ex Ca­ serma Challant) e soprattutto nella zona circo­ stante il complesso paleocristiano di S. Orso. Qui si sono rinvenute deposizioni alterne di natura limo-argillosa (mud-flow) e sabbioso­ granularè, rimaneggianti materiale romano re­ siduo prima e altomedievale poi. Queste osser­ vazioni, ancora parzialmente preliminari, atte­ sterebbero tuttavia la persistenza di reti di dre­ naggio artificiale, ricalcanti più antichi impian­ ti dell'Età del Ferro, sicuramente incanalate più rigorosamente in Età Romana. Con altrettanta probabilità è quasi certo che questi tracciati ar­ tificiali subirono un parziale abbandono o cad­ dero in degrado durante i vari periodi di deca­ dimento ed imbarbarimento della città, ma la loro funzionalità fu in seguito definitivamente assestata tramite le più moderne canalizzazioni corrispondenti agli attuali Mère de Rives e Rue de Meyran . Claudio Balista. nutrita e qualificata serie di interventi collaterali (ricerche pa­ leobotaniche, paleopedologiche, paleoidrografiche, ecc.). (2) Si rileva che non è stata sinora eseguita una sezione pro­ fonda nei pressi del lato SW della città, zona più prossima, que­ sta, a possibili esondazioni storiche della Dora. 13

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