Archeologia in Valle d'Aosta dal Neolitico alla caduta dell'Impero romano 3500 A.C. - V sec. d. C
ARCHEOLOGIA IN V ALLE D'AOSTA Presentazione Con la presentazione al pubblico della mostra «Ar cheologia in Valle d'Aosta», nella cornice medievale del castello Sarriod de La Tour, 4000 anni di storia valdosta na, vengono riproposti, questa volta, attraverso un «do cumento» denso di suggestione qual è il reperto archeolo gico. La scelta per l'esposizione, fra i numerosi pezzi in pos sesso, passati ad una rigorosa selezione, è stata informa ta dalla necessità di fornire al visitatore, unitamente ad una pregevole documentazione grafica, la chiave di lettu ra più chiara ed esatta possibile. Di fronte all'esigenza di testimoniare alla gente il risulta to della nostra ricerca in questo campo, mi sono perso nalmente assunto l'impegno della realizzazione di questa mostra che viene a colmare, seppur provvisoriamente, la lacuna che ci faceva sentire, rispetto ad altre regioni ita liane, il complesso di coloro, che pur possedendo un ric co patrimonio, non sanno metterlo in luce e valorizzarlo nel giusto modo. La mancanza di un museo archeologico (peraltro di prossima realizzazione nell'attuale «Palazzo Challand»), collocava finora la Valle d'Aosta in una posizione di se condaria importanza, per quanto riguardava l'utenza pubblica e la fruizione del bene culturale, anche se non ci sono mancati il riconoscimento e l'interessamento verso i preziosi documenti del passato, siano quelli della preisto ria che quelli dell'arte paleocristiana, a livello di addetti ai lavori. Con questa mostra escono dagli scantinati e riprendo no il posto che loro compete, quei reperti, frutto di circa 120 anni di ricerca iniziata in Valle dalla seconda metà del secolo scorso (1860) ad opera dello studioso Carlo Promis, su incarico del re Vittorio Emanuele II. Tuttavia, la ricerca della propria identità e la riappro- priazione dei suoi precedenti storico-culturali, attraverso un procedimento scientifico, non è stata nel passato pre rogativa dei valdostani che hanno lasciato allo studioso forestiero, all'antropologo che ' approdava in Valle, affa scinato non solo dalla bèllezza delle montagne ma anche dalla sopravvivenza di forme culturali ed economiche ar caiche, dal fascino medievale delle borgate, il compito della valorizzazione del bene di cultura. La conservazione del nostro patrimonio, la tutela e la salvaguardia scientifica dei reperti prendono appunto il via dalla scoperta della nostra Valle da parte di gruppi di intellettuali impressionati dall'incuria, dalle spogliazioni e dalla mancata difesa in loco del bene culturale. Con Alfredo D'Andrade, all'inizio di questo secolo, viene finalmente posto in senso scientifico un primo fon damento di tutte le attività di conservazione e di ricerca storico-artistica in Valle. Ma l'esempio non è sufficiente. Alla sua attività segue un'altra battuta d'arresto di un mezzo secolo non solo nell'opera di restauro ma anche in quella di studio e fino agli anni '60, del nostro patrimonio rimane noto solo quanto lo studioso aveva rilevato. Il messaggio stentava a passare, l'eredità non veniva raccolta nemmeno dall'ente pubblico. Ora, da 15 anni a questa parte, assistiamo ad un rinno vato interesse per le origini. Il valdostano inizia la ricerca delle proprie radici non solo attraverso lo studio dei testi come gli è più congenia le, ma anche sul territorio: nasce la «Société des études et recherches préhistoriques», riprende l'attività esplorativa e di scavo da parte dell'ufficio della Sovrintendenza ai Beni Culturali, i cui risultati in sintesi vengono presentati attraverso questa mostra. Le ricerche sino ad ora svolte sono in parte frutto di in- 5
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NzY4MjI=