Archeologia in Valle d'Aosta dal Neolitico alla caduta dell'Impero romano 3500 A.C. - V sec. d. C
dirizzi prograr.1mati: nella maggioranza dei casi si è trat tato invece, di interventi suscitati dall'attività edilizia, specie nella città di Aosta, che conserva, sotto una coltre terrosa di circa due metri, tutto il rigoroso contesto anti co. Questo è in realtà vitalmente ed in modo inscindibile, integrato a quello attuale, sia a livello dei piani interrati che dei grandi monumenti emergenti. L'Amministrazione regionale ha puntualmente prov veduto al fine di garantire la richiesta correttezza e siste maticità nei lavori di scavo archeologico, permettendo una raccolta il più possibile completa di notizie sulla vita antica, ad integrazione dei dati storici già noti. Va ricordato che agli scavi partecipano durante l'estate con il loro attivo contributo, da ormai 7 anni, laureandi in archeologia provenienti da tutte le Università d'Italia. Sistematici ed accurati lavori di rilievo e misurazione della città romana si sono da poco conclusi e consentono di presentarne un nuovo piano aggiornato, in base alle più recenti scoperte. Questo permetterà agli specialisti della materia di riferirsi d'ora in poi ad una documenta zione finalmente priva degli errori che in passato conte neva. Ma se le acquisizioni dell'archeologia romana poteva no essere, almeno a grandi linee, prevedibili, costituisco no invece una novità quasi assoluta le scoperte sulla prei storia e la protostoria di questa nostra regione, geografi camente delimitata dal bacino della Dora Baltea. Ancora nel 1962 la Carta Archeologica della Valle d'Aosta dove va registrare la totale mancanza nel territorio, di insedia menti protostorici, riferibili all'Età del Bronzo e del Fer ro. Oltre una trentina di questi insediamenti, quasi sempre ben conservati anche nelle strutture murarie e sparsi do vunque, dal fondovalle sino a grande altezza, attendono oggi un'accurata indagine archeologica, tale da fornire 6 quelle circostanziate notizie sul mondo celtico locale che la storia scritta non ci ha purtroppo tramandato. Ancor più rilevanti forse dal punto di vista scientifico ed archeologico si debbono considerare le scoperte ri guardanti le epoche precedenti, la fine del Neolitico e l'Eneolitico, ossia il terzo millennio, i momenti più anti chi finora databili della presenza umana in Valle d'Ao sta. Si pensi, ad esempio, al giacimento di Saint-Martin de-Corléans in città. Tra quelle «quattro pietre» si vanno accuratamente raccogliendo le testimonianze reali e tan gibili di un mondo remoto e favoloso, adombrato nel mi to degli Argonauti, nei riti cruenti di Giasone e Medea legati alla fertilità del suolo e alla rivoluzione cultural � intr odotta dall'agricoltura. Pur senza l'enfasi del mito si ha buon motivo di affermare che questa aratura, messa in luce ai piedi del Monte Fallère e della Becca di Nona, è la più antica prova in Italia, risalendo al 2600 circa avanti Cristo, dell'introduzione dell'aratro nell'agricoltura. E se dei giganti in lotta non è rimasta eco a Saint-Martin sono però comparse in schiera numerosa, e per la prim � volta nel loro contesto originario, le imponenti stele an tropomorfe: divinità forse, simulacri di eroi o capi guer rieri della più antica comunità locale. L'obiettivo di fondo di questa mostra, oltre alla pri maria funzione informativa, non è unicamente quello di rendere palesi le ricchezze archeologiche già messe in lu ce, quanto l'esigenza di sottolineare l'importanza di quelle ancora sepolte in Valle d'Aosta. E, soprattutto, evidenziare la possibilità reale della cit tà di Aosta, attraverso una opportuna programmazione degli interventi, delle attività, delle infrastrutture, affin chè possa diventare in breve il centro propulsore degli studi sulle più antiche fasi del popolamento nell'arco al pino. Angelo Pollicini Assessore regionale al Turismo, Urbanistica e Beni Culturali
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NzY4MjI=