Atti sinodali Aosta Atti sinodali Colliard sec - M R Colliard
54 ki-r1 SINODAL! E VISITE PASTORALI !ŒLLA CITIÀ Dl AoSTA NEL XV SECOLQ generale tendenza alla semplificazione delle r e g ol e morfosintattiche si rileva in alcune situazioni, corne nella trasformazione di alcuni verbi della seconda e terza coniugazio ne in improbabili verbi in "-are", soprattutto nelle forme del g c r w 1 d i o (requirandum per requirendum, abstinandum per abstinendum) e n e l participio prescnte (instruans per instruens, deferantes per deferentes, moriantibus per morientibus) o corne nell'ab bandono dell'uso del p r o n ome rifiessivo sui/sibilselse, a favore di una certa interscam biabilità con il pronome determinativo is. Si segnalano inolcre l 'a lt ern an z a della desinenza "-e" o "-i" per l'ablarivo si ng o l a re de gli aggettivi de ll a II classe, sia al grado positiva sia al comparativo; l'utilizw costante del ger undio all'accusativo c o n ad c i l complemento oggetto espresso (e la relariva omissione del passaggio al gerundivo a ttr i but i vo , ricbiesta invece dalle regole classi che) per la proposizione subordinata finale, che puè non di rada trovarsi espressa con perifrasi corne adfinem quod (cosl corne la subordinata consccutiva è ordinariarnente imrodotta da ita quod}. E ancora: il modo indicativo tende a sostituire il congiuntivo nelle proposizioni su bordinate interrogative indirettc; le regole della consecutio temporum non vengono più rispettate; l'indicativo perfetto passive propane sempre più spesso le voci dell'ausiliare "essere" al perfetto accanto al p a r t i c i p io passam (ecclesia visitatafùit, invece che visita ta e st ). A ciè si aggiunga infine il frequente uso del nesso relativo, che fortunatarnente pe rm e t t e di accostare con un po' più di fa c il i t à i lunghi periodi privi di punteggiatura. *** Per concludere, segnaliarno che, a livello lessicale, questi testi m e r i te r c b b e ro di essere analizzati capillarmente per mettere in luce gli apporri di termini della lingua d'uso all'evoluzione linguistica da! latino al francese e al francoprovenzale73• La t est i m onian za pit1 preziosa in essi contenuta sulla l i n g u a viva e parlata dal popolo è costituira da 73 Al ri g u ar d o alcuneparok balzano panicolarmentc in evidenza, corne il sostamivo labie, di largo uso, per i n d i c a r e le !astre di ardcsia dei tetti (oggi in patois " l a b i c" , dal latino " la p is , -i<lis", che indica la pierra) o I' e.�pressione una buxiade bosch, pcr indicare la maceria di cui è fatto il vaso c o me n m ce le ostie consacrate nelle chicse di Perl01, e Issimc, in un verbale di visita pumoppo mancante della da tazi.onc: widememence, alla consueta denominazione lignea o nemorea s i è prefcrica la parola di usu p i ù corrcntc (cf. M.-R. COLLLARD, Culto e religioJità .. . cit., v o l . 2, pp. 322-323). Col termine celittm, s c o n o s c i u t o al l a t i n o classico, si indica forse nella descrizionc della visita del 1416 alla c a pp e l l a di Closellina1. a Roisan il locale scminterraco <love si conservano il l a t t e e alcw1cdcrrare al i m e n c a r i e i n cui si p on g o n o spesso a s t a g i o nar c i formaggi; ancora oggi il patois denomina qucsto ambience "celë" (cf. ibidem, p. 1 50). A sua volta il termine demsie, co n cuctc le sue numerose v ar ia n c i (deresie, delese ecc.), si ricollega al termine dialenale "dcrësc", i n dican ce la balaustra o la cancellaca (in leguo u in ferro) posta generalmence d a v a n c i ad altari o cap p e ll e , a scparare la navata dallo spazio s a c r o della celebrazionc.
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