Histoires d'eau actes de la conférence annuelle sur l'activité scientifique du Centre d'études francoprovençales Saint-Nicolas, 15-16 décembre 2001 Rosito Champrétavy
Bjò «Bedale», ligòs «acquidoccio» e ruza «roggia» che nell'Italia settentrionale e nei dialetti alpini62, nell'area iberica (spagnolo arroyo e portoghese arroio «ruscello, rivo, gorello», in origine voce dell'industria mineraria nel significato di «fosso di scarico»63), sarda (arròya, ròya «pozzanghe ra» e «burrone acquoso»64' e bakanica (albanese)65 ed è documentato come rubea in Lombardia nell'anno 86366, come toponimo sin dal sec. lX67 e come appellati vo dal sec. XIV68• Esso è tuttora il tipo più vitale nel senso di «canale artificiale per uso indu striale e irrigatorio, per lo più di grandi dimensioni e portata», non solo perché largamente diffuso in tutti i dialetti attigui della Padana, bensì anche perché favorito dall'equivalente italiano roggia, attestato nella lingua letteraria già da Leonardo da Vinci (sec. XV) e penetrato nel toscano, nella forma roza [roi.a] (registrata pera,ltro anche da GHERARDINI: V, 258), all'inizio del XVIII secolo per opera di Francesco Baldovini (Fiesolano Branducci)69• Innovazione successiva e, a quanto pare, di scarsa fortuna è il tipo, di area per lo più tortonese, ligòs «gora del mulino, di modeste proporzioni», che non ha paralleli nelle altre lingue neolatine e nei dialetti italiani, se non in qualche punto isolato70, ma che in passato doveva avere maggiore diffusione e uso, almeno in Toscana, dal momento che esistono attestazioni letterarie, nella forma acquidoccio, a partire dal XIV secolo, presso autori fiorentini, quali Giovanni Villani, Giovanvettorio Soderini, Bernardo Davanzati, Giovan Battista Fagiuoli fino a Bruno Cicognani71• È possibile cioè ritenere ché la base latina volgare *AQU I D Ù CIUM (o AQUAEDUCIUM, come ricorre nel 920 presso papa Agapito Il), da cui deriva ligòs e che è tratta dal tardo AQU I DÙ CUS (Celio Aureliano, V sec. d.C.) sul modello del greco hydragog6s «acquedotto, canale», alla fine dell'antichità abbia s_eguito in qualche modo le sorti e la fortuna dell'altra forma, semidotta, AQUAEDUCTUS (o AQUIDUCTUS, come appare nell' Appendix Probi), da cui l'italiano acquedotto e acquidotto, che ha avuto molti continuatori dialettali ed è penetrata anche nel dominio linguistico tedesco (cfr. medio alto-tedesco achzucht e nuovo alto-tedesco abzucht), non si sa se tramite la Francia o l'Italia72• Certo è che, almeno nell'Italia settentrionale e, in particolare, nella nostra regione, il tipo ben presto decade e rimane semplice relitto sotto l'incalzare di un'altra innovazione più recente e proveniente, questa volta, dalla Francia, che in ondate successive, attraverso la Liguria e il Piemonte meridionale, si estende sino ai territori piemontese orientale, lombardo meridionale ed emiliano occi dentale cispadani. Mentre la prima ondata, partendo direttamente dal francese e provenzale, ha raggiunto con i riflessi della forma originaria della base bedo- i dialetti liguri (beu, beyu), delle Valli Barbera e Curane (bégu, béjgu), dell'Emilia (bjét) e della Lombardia (bé?v), la seconda, con il tipo derivato bedale, biale di area più propriamente piemontese e monferrina, si è arrestata alla Scrivia, con fine naturale tra il piemontese e il lombardo-emiliano, e ha occupato la zona tra Orba e Scrivia in cui ligure e monferrino entrano in contatto diretto. 121
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