Histoires d'eau actes de la conférence annuelle sur l'activité scientifique du Centre d'études francoprovençales Saint-Nicolas, 15-16 décembre 2001 Rosito Champrétavy

Histoires d'eau più remote, custodiva frammenti di un Eden perduto che evocavano un'epoca d'oro in cui tutto veniva concesso a profusione. Fra le ricchezze del creato uni­ versalmente riconosciute e apprezzate figurava l'acqua. Bene necessario e sim­ bolo coE;mogonico per eccellenza, nella perennità del suo scorrere diventava emblema di assoluta purezza capace di detergere, di rigenerare e persino di bandire la malattia e la morte. Nella liturgia del tempo pasquale, che è tempo di rinascita, la Chlesa ripro­ pone per mezzo del rito dei richiami simbolici che evocano la potenza dei mediatori elementari: l'acqua, il fuoco e la luce, espressioni delle influenze che la terra e gli uomini da queste ricevono (P. Sibilla, 1 997:5). In termini di metafora lo Spirito Santo è come fonte di acqua che scorre e l'immersione ha l'effetto di rigenerare, tanto che il rito battesimale produce una seconda nascita salvifica che rende possibile ascendere al Regno, come viene proclamato dal- 1' evangelista Giovanni: « Nisi quis renatus fuerit ex aqua et Spiritus sancta non potest introire in regnum Dei » Go. III). Luc Benoist ci ricorda che nell'Antico Testamento i pozzi, le sorgenti e le fontane sono luoghi carichi di sacralità dove si stabiliscono incontri, raduni e si suggellano patti e alleanze. Mentre il sole è associato al fuoco, la luna lo è strettamente, per simpatia e contiguità, all'acqua. La luna per i suoi ritmi, scomparse e riapparizioni perio­ diche è, al pari dell'acqua, simbolo di rillnovarnento e ha la potestà di control­ lare i fenomeni della fertilità e della vegetazione (L. Benoist, 1989:63). Poiché l'acqua fa intervenire la nozione di fecondità, appare lecito sostenere l'ipotesi che questa veniva fatta rientrare nel genere femminile. In molte ver­ sioni dei dialetti gallo-romanzi parlati ancora oggi in Piemonte, che conserva­ no sensibili assonanze provenzali, l'acqua si chiama eva come l'antica progeni­ trice. Nel Romanzo della Rosa di Guglielmo di Lorris l'eva scorreva limpida e fresca nel giardino dell'amore attivando forze benefiche e producendo eventi positivi. Nell'area della religiosità tradizionale, fra i popoli dell'Europa come altro­ ve, le acque dalle virtù prodigiose, se poste a contatto con il corpo, si reputava­ no in grado di liberare le loro potenze primordiali che si rivelavano nello stes­ so tempo magiche, terapeutiche e apotropaiche. Hervé Meneglier osserva che nella Leggenda del prete Gianni si dice che chi essendo a digiuno gusterà l'acqua pe.r tre volte, non patirà più per alcuna malattia e conserverà per il resto della vita la gioventù di un uomo di trenta­ due anni. Anche il Roman d'Alexandre celebra a sua volta le virtù di tre mitiche 132

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