Il problema idroelettrico valdostano e gli interessi della RAVDA A. Torrione

tre quarti di cerchio attorno alla città di Aosta , fino ai ghiacciai ed alle nevi perpetue del Gran Paradiso, del Ruithor, del Monte Bianco e deHa catena donde divalla il Buthier. Avute però tutte queste concessioni la Cogne, allora Ansaldo, realizzò il proprio programma solo nel1a parte concernente i sa lti inferiori di alcuni affluenti sulla destra della Dora, come quelli che erano di più facile e sollecita esecuzione e precisamente con le Centrali di Aymaville (J 2.000 HP) , Grand ' Eyvia (2000 HP), Cha– vonne (12.000 HP), Champagne (12 .000 HP), Moline (700 HP). Ossia complessivamente, comprese le centrali di Ollomont e Val– pelline, di 40,000 HP ai quali si aggiunsero 18.000 HP di energia a corrente continua con la quale si fabbricava l'alluminio a Cha- vonne. Gli studii allora compiuti per lo sviluppo delle captazioni idriche esistenti in Valle d'Aosta costituivano un insieme organico dal quale si potevano ricavare alcuni miliardi di chilovattore; dallo sfruttamento di questa energia elettrica ne sarebbe inoltre derivata , come logica conseguenza, la regolarizzazione del deflusso delle ac– que valdostane, regolazione che ancora oggi è hen lontana dall' es– sere realizzata. Il potente organismo che, attraverso la volontà e l'energia (è doveroso riconoscerlo) dei fratelli Perrone, poteva costituire un ottimo strumento per la produzione di pa ce fu invece smembrato: le Miniere di Cogne, le derivazioni idroelettriche della Valle d'Aosta furono separati dal gruppo Ansaldo e sciss e in due parti: una ita– liana col nome di Ansaldo-Cogne e l'altra straniera con la ragione - 11 -

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