Il problema idroelettrico valdostano e gli interessi della RAVDA A. Torrione
sociale Cogne-Girod (nome che non è forse estraneo a certe manovre perturbatrici). Con la cessione di una parte delle concessioni idro– elettriche il sistema unico neJl'Alta Valle venne disarticolato, st abbandonò la geniale idea degli alti forni elettrici e s1 creò m Aosta, a tanta lontananza dagli scali marittimi, una nuova industria strettamente dipendente dalla importaa'Y.iwr del carbone straniero. Furono creati gli alti forni a carbone e dopo un anno <li esperi– menti per farli funzionare con ]'antracite di La Thuile si finì per assodare, ciò che già era ben note ai nostri tecnici, che per farli fun– ,;ionare occorreva del coke metallurgico importato dall'estero e si costituì un impianto, come ne e'listevano altri in Italia in condizioni assai più favorevoli, mettendo così gli impianti di Aosta in una situazione antieconomica. Con lo sfruttamento della nostra energia idrica per gli alti forni elettrici si sarebbe risparmiato un minimo di cento mila ton– nellate annue di carbone straniero. Nonostante il mutato pro~ramma e l'amputazione dal suo si– stema idroelettrico di alcune importanti concessioni, la società Co– gne ha mantenuto l'accaparramento <li importanti forze idriche valdostane paralizzando così ogni nuova iniziativa mentre essa stessa non ne prendeva. Arenatosi il grandioso programma della vecchia Ansaldo che cosa ha costruito la Cogne come impianti idroelettrici in circa sei lustri? Ha potenziato la Centrale di Chavonne con un nuovo gruppo, ha costruito nel 1937-39 il comodo impianto di La Salle-Champagne - 12 -
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