Il problema idroelettrico valdostano e gli interessi della RAVDA A. Torrione
Ma dobbiamo intanto far notare che il canone sulle nostre acque, come oggi viene stabilito, non rappresenta affatto la poten– zialità delle medesime poichè le acque defluenti da molti bacini imbriferi sono state concesse con canoni relativi alla primitiva do– manda di sfruttamento mentre la esecuz;ione delle opere ha per– messo uno sfruttamento intensivo che rende allo stato una tassa di esercizio non proporzionata al gettito ottenuto col canone. Se noi osserviamo le richieste di sfruttamento e le r elative concessioni dei bacini imbriferi delle Valli di Rhèmes, Valsavaranche, Cogne e La Thuile, facilmente possiamo osservare che i canoni pagati sono ben lungi dal rappresentare quanto dovrebbesi ottenere con i mo– derni concetti dell' arte costruttiva idroelettrica. Per ques to noi insi– stiamo, nell' int eresse non solo valdostano ma anche n az ionale, nella richiesta di decadenza di quelle concessioni richieste unicamente a fini di accaparramento speculativo. A sostegno della nostra tesi esaminiamo lo sfruttamento del bacino imbrifero del Marmore con una estensione di chilometri quadrati 191 e con un deflusso medio di mod. 42,98. Il dato di concessione sul quale viene corrisposto il canone è di HP 67.443,93. Noi sappiamo che questo bacino imbrifero è stato sfruttato dalla SIP con tutti gli accorgimenti della tecnica moderna. In virtù di questa massima utilizzazione la potenza efficiente di questo complesso di impianti è di Kw. 125.000 che producono an– nualmente 297 milioni di chilovattore sull'albero delle generatrici delle centrali. - 30 -
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