Pittori valdostani di un tempo Sandra Barberi

ITALO MUS Giuseppe Italo Mus nasce a Chàtillon il 4 aprile 1892 da Eu­ genio Mus, originario di Torgnon, e da Martina Valaise, di­ scendente da una nobile famiglia di Arnad. La casa paterna, sita in località Chamerand, riporta una lapide in memoria del- 1' artista. Nell'atelier del padre, artigiano del legno, Italo apprende i primi rudimenti del disegno e impara a «tentare il-legno col bulino». Ha dodici anni quando Lorenzo Delleani lo vede disegnare all'aperto e, colpito dalla sua sensibilità artistica, suggerisce al padre di iscriverlo all'Accademia Albertina di Torino. Per difficoltà economiche questo progetto potrà essere rea­ lizzato solo alcuni anni più tardi. Nel 1909 si iscrive all'Acca­ demia e studia pittura sotto la guida di Giacomo Grosso e disegno con Andrea Marchisio e Luigi Onetti. La sua forma­ zione avviene nell'ambito artistico torinese, che guarda a Fon­ tanesi, Bistolfi e Canonica. Dopo aver seguito per due anni i corsi di tecnica della pittu­ ra e di disegno, nel 1911 è costretto ad interrompere gli stu­ di per problemi finanziari. Fa ritorno a Saint-Vincent, dove nel frattempo la sua famiglia si è trasferita. Nel ' 12 ottiene i primi successi con il premio al Salone dei Giovani Pittori di Roma. Il Centro Internazionale delle Arti di Roma lo invita a partecipare ad un'esposizione collettiva cui prendono parte Picasso, Dufy e Ghagall. Negli anni se­ guenti si dedica alla pittura murale, operando a Lione, Lo­ sanna e a Friesch (a pochi chilometri da Briga, in Svizzera), dove esegue la decorazione di una chiesa. Durante la prima guerra mondiale è portaferiti in prima li­ nea, poi assistente sanitario in artiglieria. Durante la perma� enza nell'ospedale militare di Golasecca (Varese), nel 1919, mcontra Giuseppina Crenna (n. 2/8/1988), figlia di contadini, operaia, che sposerà l'anno seguente. Nel 1927 gli viene conferito il Gran Premio della Montagna all'E sposizione della Fiera Campionaria di Milano. Nello stes­ so anno un amatore lo invita a lJ.SCire dalla Valle per esporre alla galleria Vitelli di Genova. E il primo grande successo di pubb_lico: tutte le opere esposte vengono vendute. Realizza nel '32 il Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale di Saint-Vincent, modellato in creta e poi fuso in 119 bronzo a Milano. L'opera, installata nella piazza centrale di Saint-Vincent, raffigurava un alpino con il fucile in mano, un compagno morto sulle ginocchia, lo sguardo rivolto verso il cielo, in atto di invocazione; è stata distrutta negli anni '40. In questi anni vengono allestite ogni estate mostre personali presso la Saletta d'Arte nella via centrale di Saint-Vincent. Il critico d'arte milanese Guido Marangoni, in villeggiatura a Saint-Vincent nel 1938, ha modo di vedere le sue opere e scrive un articolo sulla rivista d'arte Perseo, consacrando Mus «pittore di grande talento». A partire da questo momento Mus si inserisce tra gli artisti italiani più validi della sua generazione. Conosce Carrà, Li­ gabue, Morando, Menzio. De Pisis è suo ospite e lavora nel suo studio a Saint-Vincent. Durante la seconda guerra mondiale Mus continua a dipin­ gere. Nel corso di un'azione di rappresaglia, alcuni partigia­ ni, tra i quali il figlio del pittore, Sergio, riescono a sottrarre armi e un mortaio in una caserma tedesca. Italo Mus viene preso in ostaggio insieme con una ventina di partigiani; ri­ schierà di essere fucilato; verrà fortunatamente rilasciato al­ cuni giorni dopo. Nel '65, in seguito ad una malattia cardiaca, deve sospende­ re per un lungo periodo l'attività artistica. Muore due anni più tardi, il 15 maggio, per collasso cardiocircolatorio. La sua ultima opera è lo studio per un trittico che avrebbe dovuto essere collocato nella sede dei Consiglieri nel nuovo palazzo Comunale di Saint-Vincent. · Riposa nel cimitero nuovo di Saint-Vincent, il cui portale di ingresso riporta una scultura in ceramica da lui stesso ese­ guita, raffigurante un'allegoria del Giudizio Universale. La pittura di Mus si innesta su quella «grande linea realisti­ ca che con inflessioni diverse percorre la pittura italiana per �ecoli» (Marziano Bernardi). E quello di Mus - per usare le parole di Marco Jaccond - «Un realismo di indubbia matrice ottocentesca che tuttavia, a partire dalla fine degli anni Trenta, approda spesso a sin­ tesi compositive personali, caratterizzate da soluzioni volu­ metriche originali e da un linguaggio plastico, indice di una sensibilità attenta alla solidità materica dell'ambiente mon­ tano e che, indipendentemente dalla volontà cosciente del-

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